- Alghero, Località Porto Conte
Esplorando il Parco
La Foresta Demaniale di Porto Conte
Nel cuore del Parco si può vivere un percorso naturalistico di grande interesse nella Foresta Demaniale di Porto Conte, ed in particolare nell’oasi gestita dall’Ente Foreste della Sardegna, chiamata comunemente “Arca di Noè”.
L’oasi naturale, compresa nel promontorio di Capo Caccia, è anche denominata “Le Prigionette”, dal nome della colonia penitenziaria di cui faceva parte.
La zona, con una superficie di 12 km, è considerata oasi permanente di protezione faunistica, ed è Parco Naturale Regionale.
L’intera area ha un notevole valore naturalistico conferito non solo dalla spettacolarità dei paesaggi, ma anche dalla presenza di specie floristiche e faunistiche di interesse europeo.
Per visitare l’Oasi è necessario registrare il proprio nome presso gli uffici dell’Ente Forestale, dove si possono consultare anche cartine e percorsi.
Incontri lungo i sentieri dell’Arca
«Guarda, papà, li ho visti passare… corrono veloci, sono almeno cinque…»
Mi volto di scatto e, con lo sguardo, riesco a scorgere anch’io, in mezzo alla radura, il piccolo branco di bruni cavallini selvatici che galoppano liberi con la lunga criniera mossa dal vento…
Seguiamo le impronte e i piccoli solchi sul terreno, camminando in silenzio e con passo leggero… ed eccolo, nascosto dietro un arbusto di lentisco, vediamo spuntare il nero muso di un cinghiale intento a scavare in mezzo alla terra alla ricerca di qualche radice…
Ci facciamo guidare da uno dei custodi dell’Arca lungo un sentiero fra la macchia di cisto e corbezzolo… lui sa dove possiamo incontrare da vicino i piccoli asinelli bianchi, originari dell’isola di Asinara… non possiamo andar via dall’Oasi senzache Mario, il mio bambino, riesca a vederli, aspetta questo momento da mesi!
E dopo un po’ di attesa, finalmente li vediamo arrivare… mi commuovo nel vedere gli occhi di mio figlio brillare di gioia mentre accarezza felice il candido manto di uno di questi quadrupedi.
È mia moglie l’esperta botanica. Mi indica con fare sicuro, in mezzo alle rocce,
un arrotondato cespuglio ed esclama: «Centaurea horrida… questo è il suo nome scientifico, ma tutti lo conoscono, più semplicemente, come fiordaliso spinoso.
Lo sai che questa pianta è un endemismo, un vero fossile vivente che cresce solo in Sardegna?!»
Un intenso profumo ci assale. Un profumo frammisto di resina e infiorescenze selvatiche, che si sprigiona nell’aria tersa del mattino impregnandosi nella nostra pelle e nel nostro cuore. Un’aria odorosa di lentisco, di cisto e rosmarino, e di note aromatiche provenienti dai legni di pino e ginepro.
Tutti i colori dell’Arca. Voglio portarmi a casa le emozioni di questa avventura nell’Oasi, per poterle riassaporare in qualche momento di dolce nostalgia.
Lo zoom della mia macchina è pronto. Uno scatto, poi un altro, ed altri ancora…
Bianchi e delicati fiorellini di cisto, vermiglie bacche di lentisco e corbezzolo, azzurre infiorescenze di rosmarino, gialle ginestre, il rosa degli oleandri in fiore, il verde ombroso di arbusti e cespugli, bruni frutti di ginepro: magie della natura,da conservare fra i ricordi preziosi.
Davanti a noi la falesia a picco sul mare, imponente e maestosa.
Il bianco e rumoroso spumeggiare delle onde sulla roccia, laggiù.
Mentre su in alto, fra il cielo e le nubi, volteggia il grifone, con le sue larghe ali spiegate, prima di far ritorno al suo nido, fra le rupi di Punta Cristallo.
Un intenso desiderio di libertà e leggerezza mi assale…
Tramariglio
Tramariglio è un villaggio penitenziario dismesso, centro di una grossa colonia penale realizzata negli anni Quaranta del 1900. Funzionava come una piccola città autosufficiente con chiesa, centro direzionale e magazzini.
A Tramariglio ha oggi sede il “Porto Conte Ricerche“, un moderno complesso di ricerca scientifica, centro di biologia marina e di agro-informatica in campo europeo.
La Casa del Parco
All’ingresso del villaggio penitenziario di Tramariglio si trova la Casa del Parco, che occupa la grande struttura di stile neoclassico che fu un tempo sede centrale del carcere.
Tra le strutture del Parco, da visitare il “Laboratorio delle energie sostenibili“, realizzato in collaborazione con Legambiente.
È un’inedita struttura di educazione ambientale e un museo interattivo dove, giocando con centrali idroelettriche, solari, eoliche e all’idrogeno, si impara l’effetto serra e gli usi delle energie rinnovabili.
Il Capo della Caccia
Il suggestivo promontorio di Capo Caccia deve il suo nome alla grande abbondanza di selvaggina che lo trasformò, in epoca giudicale, in luogo privilegiato di cacciatori.
Il promontorio è inserito in importanti programmi internazionali di protezione: è Sito di Importanza Comunitaria, un’area della “Rete Natura 2000”, ed è anche incluso nel Santuario dei Cetacei del Mediterraneo, un progetto di salvaguardia dei mammiferi marini.
Il paesaggio è una sorta di incastro fra terra e mare, in uno scenario di grande potenza spettacolare.
Intorno la vegetazione è vigorosa, dominata dal verde compatto di ginepro fenicio ed euforbia arborea.
Superata la piccola spiaggia della Dragunara, la costa sale alta, rocciosa ed esposta al mare aperto per molti chilometri.
Costeggiando la spiaggia sulla destra, una strada porta in pochi minuti ad un punto panoramico chiamato “Belvedere”, da cui è possibile spaziare verso la costa occidentale e verso l’antistante isola Foradada, l’imponente scoglio calcareo che si erge verso il cielo fino a 130 metri sul livello del mare.
La strada finisce quasi all’improvviso in un ampio piazzale.
Uno stretto istmo permette di vedere da entrambi i lati il mare sottostante e le alte falesie che precipitano… impossibile non provare una sensazione di vuoto e stupore di fronte a tanta maestosa imponenza.
Dal piazzale prende avvio un’ardita scalinata, l’Escala del Cabirol, di oltre 600 gradini, che scende lungo lo strapiombo e consente di raggiungere l’ingresso delle famose Grotte di Nettuno.